lunedì 27 novembre 2017



DENTRO A UN'ALBA DI UN AUTUNNO INOLTRATO


....talvolta un inatteso saluto si trasforma in carezze che appena sfiorano la fronte...le dita che si insinuano con improvvisa tenerezza tra i capelli ....una leggera e tiepida brezza primaverile a muovere appena la calma delle acque della tua anima... poi tutto ed ogni cosa si ricompone...semplicemente perché ognuno ha il suo personale cammino ....semplicemente.... perché "tutto scorre".... e nulla si può fermare .....come accade per l'acqua del fiume nel suo percorso ....come per l'alternanza del giorno e della notte...come per tutto ed ogni cosa nel nostro viaggio di qui e di ora...


mercoledì 22 novembre 2017



DONNE E UOMINI SPECIALI


Non saprei dire se il nostro fosse amore, innamoramento, passione, desiderio comune di sperimentare il nuovo diversamente dal consueto, quando la ripetitività e l'abitudine private dal gusto della ricerca e della scoperta finiscono per banalizzare e rendere monotona qualsiasi relazione.
Oppure davvero quello fu un amore senza limiti e senza scopi altri che viversi, vivere se stessi e l'altro e l'altra senza condizionamenti, senza paure, lasciando che tutto fluisse così come usciva da quella fonte inesauribile che è la nostra istintualità.
Senza i condizionamenti della mente e dei suoi schemi, dei suoi principii, delle morali religiose e sociali troppo spesso perverse, costruite e inculcate a forza al solo scopo di imporre il potere di controllo e gestione.
Ogni nostro incontro si faceva rito ed era vissuto in religiosa attenzione ed accoglienza reciproca.
Si potrebbe dire che salissimo sulla nostra personale astronave e partissimo per un viaggio senza meta nel cosmo.
Ognuno di noi ed entrambi insieme eravamo il tutto e il singolo particolare che veniva disvelato e prendeva forma nuova e nuovo impulso e nuova energia, fino al culmine del piacere.
Allora era quasi come se i nostri sguardi implorassero il divino che emergeva dal profondo e avvolgeva e faceva fremere i nostri corpi e offuscava le nostre menti che si perdevano nei territori dell'ignoto e del nulla. Era come lo implorassimo a ricucire l'originaria ferita per ritornare ad essere una sola persona , fusi uno nell'altra mantenendo le nostre identità, così da uscire da una dimensione che sentivamo non ci apparteneva ormai più.
Ero pienamente consapevole che quella nostra "Accademia d'Amore" non sarebbe stata per sempre, come la follia d'amore pretendeva.
Ma quell'attimo, quegli attimi che si ripetevano mai uguali nei tempi rari a noi concessi, quelli erano il "sempre" che ogni volta vivevo. Era l'eternità nella quale mi lasciavo come morire, affidandomi infine a lei come un bambino quando protende le braccia per essere accolto dal calore dell'adulto nel quale si rifugia e si abbandona e si confonde. E si quieta...



giovedì 12 ottobre 2017


SULLA LIBERTA' ( e sulla Vita)
memorie per figli e nipoti ovvero testamento spirituale



...Libera-mente....per libera-azione...

Occorre vivere cercando di staccarsi dagli schemi...e dai modelli...di cui peraltro abbiamo necessità per un tempo...ma unicamente come mezzo per costruire e per dare inizio allo sviluppo della nostra identità...

Occorre crearsi meno preimmagini ( che spesso divengono illusioni) ...meno progetti ( ai quali spesso non riusciamo a dare corpo)...meno obiettivi (ogni obiettivo costituisce anche un limite) ...che finiscono poi per essere condizionanti rispetto alla personale vera e unica vocazione...che dalla cultura greca antica è stata chiamata "dàimon"... e alla cui scoperta vi esorto con tutte le mie forze...

Occorre avere meno paure anche....la paura ci blocca, ci fa stare nel "gregge"...in un partito...da una parte insomma...confusi e annullati quasi nella moltitudine...e inoltre, da una parte sola non sta mai la Verità...la Verità sta dappertutto e...da nessuna parte...la verità di cui in genere si parla è semmai una verità relativa...

Fate attenzione a non cadere nelle inevitabili trappole delle religioni...che sono promosse da uomini e per ciò stesso imperfette... altra cosa è la "religiosità" che è una attitudine, una propensione nobile alla ricerca del rapporto personale con il divino, con la "deità", che si riversa con effetti nemmeno immaginabili quanto a beneficio nella nostra quotidianità...
E fate attenzione anche a non cadere nelle trappole degli autoproclamati e molteplici cammini cosiddetti spirituali - anche questi imperfetti per loro stessa natura - che esortano ad improbabili superamenti....di cosa poi... e quasi sempre tendono e inducono a costruire armature a difesa piuttosto che educare a rafforzarci interiormente...che significa anelare e ricercare nuova coscienza e conoscenza che - queste davvero - contribuiscono a rafforzarci e a modificare ed adattare attivamente il nostro punto di osservazione e quindi a scoprire nuove e sempre rinnovate visuali...

Il nostro cammino è semplicemente un viaggio durante il quale - e per mezzo del quale- facciamo esperienze dalla cui elaborazione possiamo trarre vantaggi per il tratto a venire e per quello oltre ancora e ancora...

Fate anche attenzione a quella sorta di fuorvianti mantra di dichiarati presunti amori "eterni"... per carità, anche nella più sincera e spontanea buona fede... perché in questa dimensione vi è nulla di eterno...tutto dura un tempo... e quel tempo, prima o poi, finisce...o, meglio, si trasforma, trasformando ognuno e tutti...tutto ed ogni cosa...in altro da quello che si era...da quello che era...

Fate in modo di superare ogni attaccamento... a persone, animali, cose...ai vostri schemi mentali, perfino ai vostri "credo" che si modificano con il vostro modificarsi, e a causa dei quali, se non ve ne sarete svincolati, sarete costretti poi a dibattervi in una gabbia che si chiama "compromesso", dalla quale diviene sempre più difficile fuggire...

Ricordate che nulla e nessuno ci appartiene e apparteniamo a nessuno e a nulla...siamo spiriti liberi, entità e persone uniche ed irripetibili...e andate fieri della vostra diversità, sotto qualsiasi forma e modalità essa si rappresenti...evitando nel contempo di cadere in una sorta di smodata eccentricità che si traduce spesso in una manifestazione lontana e fuorviante rispetto alla centralità del nostro essere...

Scegliete di sperimentare e vivere relazioni in sintonia con la vostra natura...e senza mai pretendere che l'altro-l'altra sia "a vostra immagine e somiglianza", rispettando la sua identità, stabilendo rapporti sani basati sulla reciproca accoglienza e rispetto delle diversità...
Proponetevi come riferimento per qualsiasi necessità... ma non calpestate voi stessi, la vostra identità, in nome di un ideale che non è vostro, che non sentite vi appartenga...
Evitate sempre di imporre i vostri punti di vista, i vostri canoni di qualsiasi natura siano e soprattutto evitate di sostituirvi nelle decisioni e nelle azioni... che ognuno ha il diritto -e il dovere- di prendere e di praticare in proprio, assumendosene la responsabilità...
Questo non significa disinteresse per l'altro-l'altra... questo piuttosto è rispetto della sua identità...e allora sarà sufficiente chiedere: "posso fare qualcosa per te?"...e vi si aprirà la via da intraprendere...

Scegliete con accuratezza il modo di esprimervi e le parole con le quali comunicate....ogni parola è energia e libera energia...quando dite "mio" o "mia" o " nostro"...stabilite, senza saperlo, un legame, un vincolo che poi farete fatica a sciogliere...

Riflettete sul fatto che ognuno di noi ha un corpo ma non è quel corpo...prendetene coscienza e praticate il cambiamento per goderne appieno...

Prendete atto che la "morte" non è il polo opposto della "vita"...la Vita è altro, ben altro, prendetene atto senza tentennamenti ....
La "morte" è semplicemente la conseguenza inevitabile della "nascita"...
Fatevene una ragione...
Nel momento stesso in cui lo spermatozoo feconda l'ovulo, in quello stesso istante in cui avviene la prima trasformazione che noi chiamiamo vita, anche solo primordiale cellula, in quello stesso istante è già stabilita l'ultima trasformazione relativa a questo tempo...che noi chiamiamo morte...solo attenderemo di sapere quando e dove e come....
E' tutto e semplicemente qui, perfino banale come considerazione, non fosse che per tutto il carico emozionale ed affettivo e sentimentale che portiamo per effetto della parte razionale di noi...e per effetto del nostro bisogno, di cui abbiamo perso consapevolezza, di ritornare al "due nell'uno" originario da cui proveniamo, similmente da come veniamo dal ventre di nostra madre in questo cammino...

Vivete agendo, perché la vita è azione e non solo medita-azione....

Vivete nella gioia della scoperta del nuovo non pensato...non immaginato...

Vivete nell'accoglienza totale e incondizionata del "ciò che viene" e del "così come viene".... scegliendo sempre , certamente...

Vivete rispettando Natura....rispettando voi stessi -voi stesse- e l'altro e l'altra sempre...rispettando le vostre personali e le altrui sensibilità...e anche le vostre personali e le altrui fragilità...

Vivete rimanendo sempre nella osservanza della vostra personale dignità e pretendendo che tutti ed ognuno la rispettino allo stesso modo in cui voi rispettate la loro...

Vivete sempre tesi alla ricerca ed alla scoperta della consapevolezza...senza temere di sbagliare o di cadere in qualche contraddizione e incomprensione...questo è del tutto normale...solo un "ego" smisurato e delirante è convinto - e tenta di convincere ognuno di noi - di essere infallibile e di poter stabilire ogni cosa e il tutto...fino a pensare di diventarne dominatore...

E vivete...vivete...vivete...!

Lasciate che la Vita vi scorra addosso ... e dentro ad ogni cellula, dentro ad ogni fibra...

Lasciate che la Vita vi raggiunga...rallentate...fermatevi se è il caso...
Non è vero che il passato è alle nostre spalle;il passato è davanti ai nostri occhi, e infatti lo vediamo ( ricordandolo) ogni giorno e spesso a sproposito...e spesso con rabbie e rimorsi e rimpianti...fin quasi a disperarci...
E' piuttosto il futuro alle nostre spalle...non lo conosciamo ( non lo vediamo) infatti, possiamo sapere nulla di lui, semmai solo immaginare...sperare...augurarci...
E allora, appunto, ogni tanto rallentate, girate la testa e anche fermatevi per vederlo questo futuro, per intuirlo anche, per sentirne i passi... per dargli modo - lui che è la Vita che viene - di raggiungervi e potere voi camminare almeno un po' al suo fianco...con tutte le sue novità, non importa poi quanto belle o meno belle o addirittura brutte... perché quella sola è la realtà... e per star bene dovrete - si "dovrete"- imparare ad accettarla, nel bene o nel male, ...meglio ancora, ad accoglierla... non passivamente... ma nemmeno da guerrieri...semplicemente come una nuova esperienza "nel" vostro cammino e "del" vostro cammino...al quale dedicarvi solo diversamente da prima...solo diversamente da come avevate pensato...con dedizione crescente e totale e incondizionata apertura mentale...senza pretendere, assurdamente, una risposta ad ogni domanda...perchè nulla è completamente spiegabile e anche perché, in fondo, il mistero ha la sua ragion d'essere e perfino il suo fascino...

E allora si, allora potrete assumervi finalmente la responsabilità della vostra vita...senza dipendenze...senza aspettarvi nulla da nessuno e da niente...e potrete dunque ambire a parlare di libertà... e potrete serena-mente e felice-mente vivere la vostra quotidianità e arrivare ad essere consapevoli, un giorno, di avere vissuto la "vostra" personale vita... e non quella di altri....in questo passaggio sul pianeta Terra...

"πάντα ῥεῖ - panta rei"....tutto scorre... e ognuno di noi "scorre"... con il fluire di questa corrente nella quale ci siamo ri-trovati per questo tempo e in questo spazio.

Libera-mente per libera-azione...che è anche "liberazione"...

E dentro a tutto questo dimora il divino...la "deità"....anzi ognuno di noi è il divino...la "deità"...

Parlatene...parliamone...

Tanta Luce!




"Perché no?" di Mogol - Battisti
(fai un "copia e incolla"... e ascolta...)
https://youtu.be/21sIKgVixZA

"Diventa ciò che sei" Prof. Umberto Galimberti
(fai un "copia e incolla" e ascolta)
https://youtu.be/qWGGxGptLTY

sabato 16 settembre 2017







... e lui ne apprezzava soprattutto la delicatezza nei particolari e l'armonia dell'insieme.
Del suo dire, del suo muoversi con grazia e femminilità. Sempre, in ogni occasione.
Mai però - come usava ripetere quando si toccava questo argomento- in modo smielato, appiccicoso.
Ed era proprio una sorta di apparente contraddizione che lo affascinava e lo attraeva oltre il normale.
In lei convivevano la femmina accogliente e tenera e colma di attenzioni e di dolcezza e, insieme, la donna adulta, emancipata, autonoma, indipendente.
Lo aveva intuito subito, appena si conobbero nel sotterraneo della Clinica, un pomeriggio di fine marzo di qualche anno prima. Già, proprio come due semi gettati nel terreno da una mano ignota. Ancora del tutto inconsapevoli che quel buio e quel peso sopra le loro teste erano soltanto la premessa e la via indispensabile per ritornare un giorno alla luce...

(da " Racconti"




)

mercoledì 21 giugno 2017



"CONOSCI TE STESSO"


Mi è sempre piaciuto condividere emozioni e anche semplici avvenimenti con un'altra persona e, in genere, con altre persone.
Trovo sia un modo, uno dei migliori, di comunicare al di là dei quotidiani scambi di parole, pensieri, idee che non sempre sono il frutto dell'esporre la nostra interiorità e che, piuttosto, sono il risultato di culturalmente involuti e fuorvianti schemi e modelli educativi per mezzo dei quali ci è stato insegnato ad usare maschere se non addirittura armature a tutela di noi stessi. Ma, così facendo, abbiamo finito con il confondere cosa veramente pensiamo con cosa vogliamo far credere di pensare e, soprattuto, in ultima istanza, chi veramente siamo con chi vogliamo mostrare di essere.
Per anni e anni ho personalmente vissuto in questa che definisco una vera e propria trappola, convinto, anzi senza neppure pormi la questione, che tutto andasse bene. E così facendo, lentamente ed inesorabilmente mi sono allontanato dal me che ero, finendo per vivere una fetta larga e corposa di vita che non sempre è stata la mia, piuttosto quella degli altri, dei singoli altri con i quali di volta in volta mi rapportavo.
Dunque, come sempre in fondo succede, giunse, imprevisto e per me in modo quasi drammatico, il momento del "risveglio", della presa di coscienza e dell'acquisizione prima e della pratica poi, di passo in passo, di quel concetto antico che richiama alla conoscenza di sé e che oggi chiamiamo con il termine di consapevolezza.
L'antica cultura greca, profondamente e naturalmente radicata in me e che ho potuto sviluppare con i miei studi classici che capaci ed illuminati maestri hanno contribuito ed ancora contribuiscono a rendere appassionanti, ha riassunto questo concetto in una iscrizione che sta nel Tempio di Apollo a Delfi,in Grecia, a pochi chilometri dal golfo di Corinto, e che è il santuario per eccellenza della cultura panellenica: "γνῶθι σαυτόν" cioè "conosci te stesso".
Ci sono stato a Delfi, se ricordo bene sono trascorsi la bellezza di trentasei anni, insieme alla famiglia costituita, la moglie e i due figli.
Si costeggia, su una litoranea con molte curve, il golfo di Patrasso e, giunti in prossimità della cittadina di Antirion si percorre la suggestiva valle degli ulivi e si prende a salire sulla collina alta circa cinquecento metri su cui sta l'antico sito sacro con il Tempio dedicato al dio Apollo. In lontananza, verso levante, il golfo di Corinto si apre nella sua vastità e costituisce l'ideale porta di ingresso all'omonimo canale che immette poi nel golfo di Atene e che un decennio dopo avrei percorso a bordo di una barca a vela nel mio nuovo lavoro.
Ho ben vivo il ricordo di quel nostro viaggio nella Grecia antica. Mi sentivo come a casa, una casa specialissima e ormai decaduta e quasi in macerie - come del resto riguarda tutto ciò che è materia- e che comunque conservava e mi trasmetteva una grande energia che , in reciproco e silenzioso scambio, vivevo con tutto me stesso.
Dunque quella iscrizione scolpita nel tempio e che per la prima volta vedevo, sarebbe poi diventata, negli anni, lo stimolo dominante del mio personale cammino.
Questo conoscere se stessi non era e non è semplicemente un invito generico ma una vera e propria esortazione quasi perentoria a conoscere, dentro a se stessi, i propri limiti legati alla condizione umana -i greci chiamavano gli uomini "i mortali" per distinguerli dagli dèi -"gli immortali"-. E questi limiti, sia complessivi che personali, non devono mai essere superati per non rischiare di offendere le divinità dell'Olimpo che interpreterebbero come un grave atto di presunzione e superbia questo agire oltre il nostro limite personale, scatenandone le potenti ire.
Ecco, se dovessi dire quale insegnamento, tra i moltissimi che mi sono stati dati, io abbia fatto più mio e lo viva oggi proprio come pura essenza, non esiterei a confermare che questo quotidiano viaggio alla scoperta di sé rappresenta e costituisce il cammino dentro al mio personale raggio di luce verso il punto di origine.
In questo primo giorno di estate dell'anno 2017.

da " Racconti"


giovedì 1 giugno 2017


LA BIRO D'ORO

...e tutto quello che so, amor mio - del niente che so e che sempre ho saputo di non sapere- è che fin dal primo attimo in cui ti vidi nei sotterranei di quella clinica in cui il fato stabilì il nostro incontro sublime, io ho desiderato e voluto ardentemente portarti con me fuori dal tempo e dallo spazio, fuori dalla ragione che ci aveva ingabbiato per anni e anni e anni moltissimi ancora.
Tu hai avuto il coraggio o l'incoscienza se preferisci - o entrambi- di darmi la mano e di seguirmi in territori di follia.
Della follia divina d'amore, in cui albe e tramonti si accavallavano quasi, perché i giorni e le notti bruciavano in un istante la loro durata quando ci abbracciavamo persi e abbandonati e fusi insieme al nulla e al tutto dell'universo.
Abbiamo scalato ansimando le montagne della passione di Eros, siamo saliti su vecchie piroghe instabili per discendere la corrente del fiume. Abbiamo navigato su mari calmi di acque cristalline, portati da una flebile deriva sulla zattera di tronchi e liane che ci eravamo costruiti negli anni delle nostre solitudini. E quando il grande e quasi sconfinato mare oceano mostrava la sua rabbia incontenibile, ci siamo stretti e abbiamo resistito sferzati dalle onde e dal vento senza mai cedere alla paura dell'ignoto che sembrava come accanirsi contro di noi.
Abbiamo corso a perdifiato lungo i pendii erbosi ed assolati della spensieratezza ingenua dei bambini che aprono lo sguardo al mondo e nel contempo gettano,nel loro correre, la loro genuina essenza ancora non contaminata dalle regole e dalle convenzioni.
Ci siamo riposati sotto la grande quercia cresciuta quanti secoli prima, chissà, sul crinale del Monte Olimpo e abbiamo partecipato al banchetto nuziale organizzato dagli dèi in nostro onore, inondati dai profumi di incenso, con morbide carezze di olio di lavanda e baci succosi come acini di uva maturata al sole di Apollo.
Ci siamo cibati del nettare delle nostre più profonde intimità, tanto familiari da indurci a credere- e forse è davvero così- che ci fossimo già conosciuti, chissà quando , chissà dove, sotto quali sembianze che non ci fosse dato di ricordare per il mistero che l'oblio stabilisce e a cui obbliga,con il bagno nudi nel sacro Lete, prima di riprendere il nuovo cammino.
Per ciò stesso ti scrivo, per dichiararti ancora una volta, l'ultima, la mia gratitudine.
Ora sei ritornata nel tuo mondo, dove la ragione regna con solo qualche fugace e silenzioso e nascosto sconfinamento.
C'è sempre un tempo che va e, subito, un altro tempo che viene.
Ma se volessi immaginare di rituffarmi nel tempo della follia d'amore, allora ricorderei quello in cui un filo sottile ci univa senza legarci. E lo stesso filo ora si dipana e si perde quasi nel labirinto dell'esistenza e dell'assoluto e che basterà seguire per ritrovarci qui o chissà dove e quando e sotto quali nuove sembianze che Cupido ci aiuterà a svelare ancora, armando il suo arco e scoccando la freccia fatale.
Che il tuo e il mio sia un cammino di luce, la stessa che ci ha illuminato e scaldato per questo tempo così breve da sembrare un istante e così dilatato da sentirlo come eternità.
Buon cammino, amor mio, ti scriverò e scriverò ancora, parole d'amore modellate con la biro d'oro che fu il tuo regalo più simbolico che mi facesti per stabilire il senso della nostra Accademia.

da "Racconti"

sabato 20 maggio 2017

AMICA INNOMINATA

La vidi subito, appena giunto all'interno del Circolo Culturale.
Stava conversando probabilmente con un amico di vecchia data, seduta sul bordo di uno sgabello quasi al centro del locale.
Indossava un vestito nero senza maniche, con una generosa scollatura e corto poco sopra le ginocchia, scarpe nere con tacco alto.
Le gambe nude e il contrasto del colore del vestito mettevano in risalto la sua pelle bianca che mi attraeva non meno del suo seno contenuto ed elegante , come era lei del resto, elegante e insieme semplice, di quella semplicità che il senso di dignità ed un sano orgoglio esaltano e rendono regale la persona.
Si accorse del mio arrivo ma fece finta di nulla e continuò in quella conversazione anche quando le passai vicino e guardai altrove, proprio per ricambiare il suo atteggiamento.
Lontano dall'infastidirmi, quel suo apparente ignorarmi mi riportava ai passati cenni di intesa affettuosa e pur sempre rispettosa che ci eravamo scambiati in altre occasioni, fin dai tempi degli occasionali incontri durante le estati ormai lontane nel villaggio in riva al mare accogliente di Sardegna.
Mi guardavo intorno e mi sentivo bene in quella atmosfera di ricorrenza e di festa.
Fu poi lei a venirmi incontro con il sorriso della spensieratezza nel salutarmi.
Per quel poco che la conoscevo, quando si lasciava andare all'essere se stessa, fuori da ogni comportamento controllato e misurato che il suo ruolo imponeva, sapeva essere così accogliente e ricolma di quella tenerezza e di quelle attenzioni che mi riempivano il cuore.
Ci fermammo a parlare per qualche minuto.
Le conversazioni con lei non erano mai banali, sempre orientate alla positività, spesso nella ricerca di un tentativo di conoscerci più approfonditamente, quasi per trovare un punto di contatto, forse anche antico, come di qualcuno che si è sfiorato, un giorno lontano ed obliato, ed oggi si ritrova, su altri territori e in condizioni così diverse come erano le nostre rispettive.
In fondo eravamo simili, seppure così diversi, ed era questo che stabiliva quella attrazione spontanea e genuina e, in un certo senso, perfino ingenua.
Mi chiese se l'avessi potuta riaccompagnare a casa. Abitavamo abbastanza vicini a quel tempo ma anche fossi stato lontano mille chilometri da casa sua avrei accolto con lo stesso slancio la sua richiesta. In fondo le volevo bene e poter esserle utile mi dava gioia.
Era ormai notte, la serata volgeva al termine, ci preparammo.
L'autostrada era quasi deserta.
Incominciammo a parlare della serata, dei suoi progetti, di lei moglie e madre, giovane donna dedita alla cura dei figli e della casa e dei suoi interessi personali.
Ascoltavo con attenzione e coinvolgimento e mi raccontavo anch'io.
C'era questa atmosfera di intimità, da vecchi amici appunto, e di serenità e di quiete che ancora oggi ho ben vive nel ricordo.
Fermai la macchina davanti al cancello di casa sua e scesi per salutarla.
Una stretta di mano, stridente saluto forse per chi,come noi,si era ritrovato così vicino nella interiorità.
Ancora oggi, quando ripenso a lei, mi dico che mi sarebbe davvero piaciuto poter costruire e vivere un bell'amore.
Grazie a te amica mia innominata, presenza radicata nel mio cuore e nel ricordo vivo e presente di te.

da "Racconti"

https://youtu.be/fwjX-m4LkYk?list=PLB357066B7AF47830






mercoledì 17 maggio 2017


...QUANTI ANNI ORMAI?...

"Ci sono situazioni e persone ed oggetti e istanti e luoghi che stimolano e, meglio ancora, inducono con un processo ineluttabile emozioni e sentimenti e coscienza e consapevolezza e tutta la nostra personale interiorità, compresa l'ombra e i mostri che ci abitano, ad uscire allo scoperto, a manifestarsi in modi e forme fino a quel momento nemmeno immaginati oppure riemergenti dalle profondità dell'anima con identità e modalità nuove o già ampiamente note.
Ognuno di noi credo abbia provato e provi questa esperienza che spesso viviamo senza consapevolezza, fino a percepire un senso vago e indefinibile di nostalgia, come di ricordo sfumato di un prima radioso di luce e di calore oppure di tenebra.
Non ti ho mai davvero conosciuta nel profondo, solo gli occasionali incontri in città, anche per qualche occasione di ricorrenza e sempre in mezzo a tanta gente che faceva da sfondo al palcoscenico della tua presenza, lieve ed imponente allo stesso tempo, silenziosa e scoppiettante nel tuo ridere quasi fanciullesco di donna sul limitare della maturità che sempre ha finestre aperte sul passato di bambina e , prima ancora, giovane ragazza che ricordo come si ricorda qualcosa e qualcuno che fa parte del tuo stesso cammino senza esserne presenza se non su piani altri a cui troppo sporadicamente e spesso con malcelata retorica ci riferiamo e ci rivolgiamo.
Sono trascorsi così... quanti anni ormai? ...da quando eri frequenza di un quotidiano allora per me superficiale e quasi assente ma che costitutiva la premessa per il me che sono, come per il te che sei in questa tua luce e sensualità che richiama il tempo dell'abbondanza e della fertilità della terra dell'origine.
Se dovessi immaginare il naufragio della resistenza ai miei modelli estetici e mentali, vorrei che fosse tra la tue braccia e poter essere terminale delle tue mani, accarezzato come dalla brezza di una primavera che rinvigorisce e stimola futuro quando invece è il passato e il suo fluire ad avere inciso e incidere con rughe e fatiche e ricordi e presenze che si rincorrono e si ripropongono sotto diverse forme, similmente ad un caleidoscopio.
Diciamo sempre che il passato è alle nostre spalle.
Credo invece che il passato sia davanti ai nostri occhi. Infatti lo vediamo benissimo ed anzi ci si propone anche senza che volontariamente vi posiamo lo sguardo.
E' il futuro alle nostre spalle. Non lo conosciamo, non lo vediamo se non nella nostra immaginazione che spesso non corrisponde e ancor più raramente coincide nel suo divenire.
Questa è la ragione per cui sostengo che ogni tanto - o poco, vedi tu - sarebbe bene fermarsi e voltarsi e cercare di fermare lo sguardo e il tempo anche, e cercare di ri-conoscere qualcosa, qualcuno. E poi rallentare il passo. E , anziché fuggire dal futuro, lasciare che ci raggiunga e sperimentare la realtà di un nuovo che avanza piuttosto che rincorrere illusioni e sogni legati indissolubilmente ad un passato che ormai non c'è più e mai ritornerà, semplicemente perché tutto passa e si trasforma. Finisce, non muore, si trasforma.
Perché, mia cara amica, la vita che viene è dentro a questo futuro ed è piacevole e talvolta esaltante sia conoscerne appena un poco le sembianze e sia lasciare che ci prenda all'improvviso, inaspettata e sorprendente, come solo il mistero può essere e sa essere.
Leggerai un giorno queste poche righe, tra le mie carte o tra le pagine di un libro senza pretese che ti capiterà per le mani, non casualmente, come sai, come hai finalmente imparato a sapere.
Non fu un caso che ci conoscessimo così...quanti anni ormai?...
Non fu un caso,ora anche tu lo sai.
E, come saluto, lascia che ti ringrazi, non fosse che solo per la tua inconsapevole e stimolante presenza nel mio sentire che anche a motivo del tuo esserci si fa strada e chiede spazi su cui dilatarsi e scomporsi in miliardi e miliardi di particelle che si ricomporranno in un tempo non lontano.
Mi sono appena voltato e l'ho visto bene quel tempo.
E rallento, per non avere il fiato grosso quando arriverà.
Continuiamo a tenerci in contatto, adorabile e silenziosa essenza."

da " Racconti"


https://youtu.be/13RdQM0cGN8



giovedì 27 aprile 2017


PRESENZE


Silenziosi compagni di viaggio, inutili e perfino dannosi all'apparenza, quei ricordi che ormai da anni la perseguitavano costituivano al tempo stesso l'unica prova della sua sopravvivenza.
E aveva bisogno di prove.
Era necessario avere la percezione che la sua anima, pur scomposta nei mille e mille aspetti della sua complessità, quell'anima era ancora pronta a dare un segno della sua vitalità.
Chi l'avesse vista nel chiuso della sua casa isolata, una sorta di rifugio nel quale si era ritirata da qualche anno, avrebbe certamente compreso.
Si fermò, uno sguardo istintivo verso il cielo. Pioveva forte. Nubi basse e minacciose.
L'inseparabile compagna di viaggio -la radio anni cinquanta accesa sulla libreria che occupava tutta la parete di fronte alla finestra- rimandava l'eco di una vecchia canzone d'amore.
Un ricordo dolcissimo a cui poteva ora aggrapparsi. E da quel ricordo cominciò il suo viaggio a ritroso nel tempo.
Chiuse gli occhi.
La calma cominciò ad avvolgerla e penetrò tutta dentro di lei.
Un sospiro che pareva una liberazione fece uscire la tensione di quegli ultimi giorni. Una tensione che solo poco tempo prima pareva vinta e superata. Una tensione che subdolamente, all'improvviso, era riemersa da quell'angolo del profondo e dello sconosciuto che si chiama Paura.
Si lasciò andare.
Sdraiata sul divano, non si accorse che lui la stava guardando. Non poteva percepirne la presenza, forse non lo sapeva fare.
Da molti anni anni viveva ormai tutta centrata su se stessa, tesa com'era a creare una seppur sottile barriera tra il dolore e lei.
Seduto sulla poltrona che occupava la zona lettura del salotto, come sempre molto composto nel suo portamento dentro a quel completo blu con camicia bianca e cravatta dello stesso colore dell'abito, Lorenzo ammirava la sua bellezza ancora così luminosa.
I lunghi capelli biondi ne avvolgevano il volto che bene esprimeva la forza e la personalità che da sempre lui conosceva.
E quelle mani che lo avevano accarezzato per poco soltanto rispetto al tempo del possibile. Asciutte e cariche d'amore e di silenziosa e talvolta disperata solitudine.
La guardava con la malinconia del tempo andato, della giovinezza e dell'amore sfioriti.
C'era una bellissima fotografia appesa alla parete, proprio accanto alla porta.
Era inverno, una giornata di sole e vento. Stavano vicini alla ruota del timone della barca a vela.
Sorrise con quel poco di pacata e perfino dolce nostalgia che suscita un ricordo ormai lontano, quasi sbiadito e come annullato dal tempo.
Sarebbe stata quella l'ultima fotografia insieme, lo ricordava bene.
"...sono qui..." avrebbe voluto sussurrarle.
Ma non osò turbare la religiosità di quel momento che apparteneva solo a lei, dopo anni di fatiche e sofferenze anche fisiche.
Rimase in silenzio e la avvolse con il calore intenso e delicato di tutta la sua energia.
La pioggia intanto era diminuita di intensità.
A ponente le nubi sembravano diradarsi e iniziava a riapparire la costa.
Il sole,ormai prossimo al tramonto, creava un effetto surreale sull'intero golfo ed era insolitamente tersa l'aria, in una atmosfera che la pioggia e il vento avevano sapientemente preparato.
C'era qualche nave all'ancora in rada.
E un traghetto pareva guadagnare a fatica l'imboccatura del porto di Genova.
...........

sabato 22 aprile 2017


TRA SENTIMENTO ED EMOZIONI

....siamo così vicini in questo mondo...e così lontani nel cammino che ognuno fa con se stesso...e forse è vero il contrario...
Non so, e non so se sia poi così importante sapere...
Certo nulla possiamo fare per incidere sull'altro, nonostante ci intestardiamo a dare consigli, spesso nemmeno richiesti.
Abbiamo la presunzione che giusto sia quello che pensiamo noi e, con arroganza, cerchiamo di imporre il nostro punto di vista. Senza nemmeno pensare per un momento che ciò che vediamo non è la realtà ma è semplicemente ciò che vediamo mentre altri vedono altro , e ognuno vede per quanto è in base alle proprie esperienze, al proprio personale vissuto.
Ho imparato ad applicare alla mia quotidianità il concetto che contiene il verbo "dipende".
Un mio professore di liceo sosteneva: "...voi dite, se rubassi , come fa un ladro, non riuscirei a dormire. Ma un ladro dorme benissimo!
Perché , semplicemente è abituato a rubare...."
Ecco, l'abitudine...quindi , davvero, dipende....
E questa stessa abitudine, che fin da piccoli ci viene imposta per successivi momenti ripetitivi e ripetuti, diviene schema mentale e comporta-mentale e ci fa credere infine che ciò che vediamo sia realtà, che ciò che pensiamo sia giusto, che ciò che facciamo sia corretto, che ciò che siamo sia la nostra essenza....
In mezzo a tutte queste considerazioni, lui riusciva a districarsi come un ragno nella sua stessa tela, costruita a propria difesa e insieme utile a sostenersi.
Prese dallo zaino il suo fedele iPad e cercò qualcosa di speciale che le avrebbe potuto mandare, perché lei cominciasse a conoscerlo un po' più nel profondo rispetto alla loro frequentazione.
Perché, era certo, per amare occorre conoscere....sennò sono solo emozioni, che sfioriscono dopo poco tempo e lasciano il vuoto alle spalle...


https://youtu.be/HSECkRnpsDE

giovedì 20 aprile 2017


ROCCIA ANTICA


La notte
mi porta a te
mio stesso cuore
al tuo splendore di donna
di compagna
di amante fedele
fugace sensazione
anelito per questo corpo
roccia di mare
che si porge all’onda
per esserne ricoperta
sferzata
sommersa
e pronta
per la prossima onda
che tu sei
amata
e di nuovo
come quella roccia
ricoperto io stesso
sferzato
sommerso
e travolto
infine.

Altra sorte
non voglio
altro passaggio
io nego
che non sia attraverso
il suadente invito della tua voce
e la delicatezza
delle tue mani appena posate
nel loro viaggio d’amore
e di passione
sul mio prato
sfiorito.

E’ buio intorno
mentre lontano da te
senza la luce
del tuo sguardo
che rapisce
e dentro ad esso
la tua anima
che esulta
come la mia
ancora ti chiedo
perdono
per non averti cercato
abbastanza

Schiuma dunque
su di me
amor mio
ogni goccia d’acqua cristallina
calma la mia sete
mentre a te
mi abbandono
e ti accompagno
nella terra promessa
roccia antica
posta sul cammino
nozze sacre
Estasi.

lunedì 17 aprile 2017




PORT DES CALONGE


Avevano da poco lasciato la strada a mezza costa che attraversa la Sierra de Tramuntana e che lascia con il fiato sospeso per lunghi tratti, quando l’intenso azzurro del mare delle Baleari, appena increspato dalla calda brezza estiva, appare in tutta la sua maestosità, quasi a contrastare il verde e i profumi della fitta vegetazione.
La stretta stradina, in ripida pendenza, offriva panorami unici nella loro bellezza e varietà tra carrubi, mandorli e ulivi ai piedi dell’imponente Puig Major.
Le cicale riempivano quel pomeriggio assolato con il loro canto senza tregua.
In lontananza qualche grido di bambini, festosamente coinvolti nei loro giochi.
La strada si faceva di momento in momento sempre più tortuosa, una curva via l’altra, obbligandoli ad un’andatura più che lenta e che, al tempo stesso, consentiva loro di immergersi completamente in quella dimensione quasi fuori dal mondo.
Il caldo indusse lei a sollevare il vestito azzurro di lino che le cadeva morbidamente sui fianchi .
A lui non era certo sfuggito quel movimento così ricco di spontaneità e di quella particolarissima sensualità che bene conosceva e che lo aveva affascinato fin dai primi momenti della loro più intima frequentazione.
Si tenevano per mano, come spesso, come sempre quando stavano vicini, interpretando in quel modo il loro profondo bisogno di comunicazione e di condivisione.
Con uguale spontaneità lui portò le loro mani, quasi guidando la sua, fino a posarsi sulla coscia lasciata scoperta.
Percepì immediatamente il fremito sottile che l’aveva come risvegliata e i loro occhi , richiamati da quel gesto e da quella sensazione, si rispecchiarono fino a perdersi dentro l’anima l’una dell’altro.
In quell’attimo, magicamente, entrambi percepirono in modo completo e definitivo il senso della loro storia d’Amore.
Era come se avessero finalmente varcato la soglia di quella ideale porta che li faceva entrare in una realtà altra da quella nella quale, per molto tempo, erano stati costretti a vivere, quasi mimetizzati in una quotidianità per certi versi lacerante e che solo la loro folle volontà e il loro totale ed incondizionato abbandono alla corrente di quella passione e di quelle emozioni aveva costituito l’argine maestro, a difesa della integrità e della vita stessa del loro sentimento così puro e sincero da sembrare perfino irreale.
Il silenzio della loro meditazione coincideva con il dialogo delle loro anime che si rincorrevano lungo le discese e tra gli arbusti e gli ulivi e il canto delle cicale e i profumi del mirto e della lavanda e del ginepro, come dentro ad un’ altra dimensione.
E in essa si ritrovavano finalmente e ritrovavano la ragione di quel loro incontro che da subito era sembrato, ed anzi percepito, come un segno del destino.
D’un tratto, dietro l’ultima curva, le prime case di Port des Calonge. Ancora un poco, fino alla verde terrazza sulla piccola baia contornata di rocce che al tramonto si colorano di rosso. Alle spalle della spiaggia, i piccoli capanni di pescatori che sembravano quasi sfidare la violenza delle onde sotto la sferza del maestrale quando, nelle burrasche improvvise, gonfia il mare e ulula tra le guglie della montagna.
Alla fonda, piccole imbarcazioni che i turisti ormeggiano per la notte e che l’indomani useranno per approdare alle tantissime spiaggette di cui la costa è disseminata , raggiungibili solo via mare.
Mano nella mano discesero gli scalini che portavano alla spiaggia.
Il tramonto era ormai prossimo. Ancora soltanto una parte della spiaggia era in sole. Si spogliarono e si sdraiarono per assaporare la delicatezza del frangersi dell’onda.
E mentre l’acqua accarezzava dolcemente i loro corpi, si baciarono teneramente.
E quel bacio sigillava per sempre il loro patto d’amore e custodiva gelosamente, in un ideale scrigno che niente e nessuno avrebbe mai potuto violare, la loro stessa essenza.




QUESTA NOTTE DI LUNA PIENA


Questa notte di luna piena
è una scia luminosa sul mare dell'anima
vento caldo e inebriante
di una estate improvvisa

Il mio capo si china
e riposa
sul tuo ventre fecondo
e le mie mani accarezzano il tuo seno
come mani che modellano morbida argilla
mentre rapito dal battito appassionato
del tuo cuore infuocato
mi perdo
in questo tramonto di corallo

Inebriante è il tuo profumo di vita
melodioso il canto della tua voce
che ricorda la terra dell'origine
mentre la tua mano dolcemente
si insinua
tra i fili d'argento dei miei capelli
e tutto è soave presenza

Baci succosi
come acini d'uva del grande patto d'amore
morbide carezze come seta d'oriente
a ricoprire
e disvelare
le nostre umane fattezze

Sussurri di cetra e di flauto
discendono dalla sacra montagna
ad accompagnare la nostra danza
di travolgente passione

Fusione di anime e corpi
sul limitare della grande porta
che tutto accoglie
e dona
nell'estasi dell'unione
in questo tempo nuovo
del tuo silenzioso ingresso regale

Il mio monologo si interrompe
e tace
e lascia docilmente il passo
alla magia della tua presenza

Teneramente ti fai incontro a me
con struggente preghiera d'amore
la mia stessa

E benevolmente ti accolgo
come la placida corrente del grande fiume
è accolta dal mare
al quale infine
si abbandona
e nella quiete
in esso si confonde
e si sublima















mercoledì 5 aprile 2017

PRIMAVERA ROMANA .... e così ho girovagato per le vie del quartiere Cinecittà, in cerca di negozi dove comprare una paio di regalini per i figli dei miei amici. È uno dei molti quartieri popolosi e anche un po' caotici della città eterna ma basta, come dire, estraniarsi dal contesto per apprezzare quel che c'è di bello e valutare quanto altro potrebbe essere fatto se solo ci fosse buona volontà da parte di ognuno. Prima di pranzare decido di farmi un giro nel Parco degli Acquedotti, che sta proprio in fondo a viale Giulio Agricola. Uno degli accessi passa vicino alla società bocciofila , nel cui capannone ci sono già abili giocatori che in schietto romanesco certo non si risparmiano strali e improperi all'indirizzo di avversari e compagni. Supero la prima cinta di mura attraverso uno dei varchi e inizio a passeggiare in mezzo al verde, accompagnato dal canto di uccellini e merli che svolazzano da una pianta all'altra, quasi rincorrendosi. C'è tutta una società che si muove dentro al parco. Le mamme con i loro piccoli ancora in carrozzine e passeggini lasciano a volte il passo a qualche ciclista preso evidentemente in gare contro il tempo. Più uomini che donne accompagnano i cani a compiere vere e proprie scorribande tra l'erba già alta, assaporando così per qualche ora il piacere della libertà. Sulle panchine ancorate al terreno qua e là , alcune sotto l'ombra degli alberi e altre al sole, stanno gli anziani. Chi a leggere il giornale, chi un libro, chi a guardare semplicemente intorno e chi infine a sonnecchiare, con la testa penzoloni e la bocca spalancata, come non vorresti mai che qualcuno ti vedesse. Sento, in lontananza, il suono accattivante dell'acqua che scorre, probabilmente un piccolo ruscello che si perde tra qualche sasso e la distesa verde del prato. Cerco anch'io una panchina sulla quale sedermi al cospetto di quel che resta dell'antico acquedotto. Salgo su una sorta di argine da cui appare bene la vastità del parco e cammino lentamente sullo sterrato. Un ulivo richiama la mia attenzione e vedo, a fianco, in sequenza, altre piccole piante di ulivo messe a dimora forse da non molto tempo. Ognuna di esse porta un cartellino con un nome: Franco, Elsa, Claudia, Marco..... mi viene da pensare che siano i nomi di bambini e bambine di una qualche scuola dei dintorni che abbiano vissuto l'emozionante esperienza di interrare una pianta, e meglio ancora un ulivo, per vederla cresciuta tra qualche anno e magari sedervisi sotto nelle assolate e bollenti estati romane. Come dire, attori prima e spettatori poi, fruitori , come si usa dire, delle proprie stesse semine, nel bene e nel male come sempre avviene nella vita, in questo caso nel bene! Mi si riempie il cuore pensare che una insegnante coltivi anche quella terra che chiamiamo anima e che troppo spesso viene dimenticata o anche solo messa in secondo piano rispetto al tanto altro che inonda e disequilibra la crescita dei bambini in questo tempo. Ecco, qualche decina di metri avanti, una panchina libera. La raggiungo con il desiderio di lasciarmi andare a qualche decina di minuti di relax in questa mattinata con il cielo quasi sereno e la prima brezza primaverile. Già, penso d'un tratto, proprio questa mattina si fissa l'equinozio di Primavera e per me,che coltivo ancora il credo degli antichi greci che sostenevano che Natura fosse il vero ed unico riferimento del nostro essere, non è cosa di poco conto. Il tempo di lasciare lo zaino e sedermi sulla panchina. Prendo dalla tasca sinistra della giacca a vento il telefonino e guardo l'ora. Sono le 11 e 29 ! Mi illumino e mi commuovo quasi. Ora e minuto preciso dell'equinozio..... E rimango immobile, per quel minuto che separa il passato inverno dalla ormai sopraggiungente primavera. Un breve e quasi insignificante attimo che separa e insieme unisce i due eventi, i due tempi. Come i muretti in campagna costruiti per definire le proprietà dei contadini: dividono e insieme uniscono. Sembra quasi un paradosso ma è uno dei tanti significati nascosti del nostro vivere, nel quale spesso c'è ogni cosa e, insieme, il suo contrario. Resto in silenzio, concentrato su me stesso e sul tutto che mi circonda. Percepisco la brezza già tiepida che mi avvolge, il calore appena accennato del sole, il canto gioioso e quasi liberatorio degli uccellini, il calpestio ritmico del terriccio asciutto di chi sta camminando in quel tratto di sentiero, lo scorrere lento dell'acqua del ruscello, lo sferragliare lontano del treno che passa dietro i ruderi.... E percepisco tutto e tutti ed ogni cosa ed ognuno che non vedo e non sento ma che è, in questo posto come sempre anche altrove, a fianco a me e dentro di me e tutto attorno a me. Chiudo gli occhi e mi abbandono al sonnecchiare , con la testa penzoloni e la bocca aperta sicuramente, proprio come non vorresti mai che qualcuno ti vedesse.... da " Racconti" (rs) Foto salvata

domenica 19 marzo 2017


COLLINA D'ORO



"…Accadeva che tutte le domeniche in cui non rientravo in Italia facessi la mia passeggiata tra i colori e i profumi della vegetazione che andava espandendosi nel pieno della primavera.  Scendevo i gradini di casa e poi, in successione, quelli di “Scarinada de San Nazée”, dove ero venuto ad abitare da quando erano iniziati  i lavori di smantellamento dei vecchi edifici e di  sbancamento  del terreno su cui la famiglia per cui lavoravo a quel tempo avrebbe costruito in seguito  la nuova residenza. 

Incontravo qualche gatto di rientro dalla caccia notturna e ancora in appostamento per tendere il proprio agguato ai merli che volavano tra gli alberi e tra i cespugli  e le macchie fiorite, in cerca di cibo. Svoltavo a sinistra , giù verso il voltone della piazzetta fino a raggiungere, in qualche decina di metri, la casa che era stata abitazione  di Hermann Hesse e che era diventata il museo nel quale mi piaceva ogni tanto entrare per respirare antiche e mai disperse energie.
La strada si faceva di lì a poco viottolo e, tra alberi e muretti, proseguiva fino a raggiungere una radura.
Raggiunta la panchina, mi sedevo respirando l’aria già tiepida che il sole appena alzatosi da dietro il Monte Generoso trasformava in  una carezza sublime per il corpo e per l’anima.
Montagnola - questo il nome della cittadina posta a meno di duecento metri di altitudine sul lago di Lugano, in Collina d’Oro - , da quella parte era affacciata sulla diramazione del lago  che guarda a levante, con la vista che si perde sulle montagne bergamasche appena dietro Porlezza e, in lontananza in una leggera foschia, verso le cime innevate del gruppo dell’Adamello.
Me ne stavo così, per mezze ore intere, in silenzio e contemplazione del tutto e di ogni particolare, ogni volta diverso, ogni attimo diverso.
Il rumore lontano delle poche auto che a quell’ora  transitavano sulla autostrada sottostante non disturbava ancora e costituiva anzi un elemento di contatto con la realtà. 
Già, perché fantasticare, fino ad essere rapiti dalla dimensione, diventava quasi spontaneo in quel contesto. 
Ricordo che mi prendeva una pace interiore come pochi luoghi hanno mai stimolato. E ho viaggiato molto, cambiando molte abitazioni, quasi tutte in sintonia con la mia personalità.
Eppure quel posto mi era così congeniale! Come anche era stato, fino a poco tempo prima, vivere nel vecchio  rustico in riva al lago, con le finestre affacciate sul giardino in cui imperavano, facendo bella mostra di sé, i cespugli di ortensie dai colori accattivanti, insieme al fico e all’ulivo e alle palme a fianco del canneto. Per non dire dei due aceri che erano come  tavolozze di colori degne del miglior pittore e  che rapivano - mi rapivano-  nel contesto del giardino.
Tempo fa, con l’occasione di una ricerca sulle opere di Hermann Hesse, sono stato colpito da una fotografia dello scrittore proprio in prossimità di quella stessa  panchina a Montagnola.
Così sono andato a rovistare  nel mio archivio elettronico di fotografie e finalmente ho ritrovato quella scattata, tra le tantissime, quasi con la stessa  prospettiva.
Ho sorriso e mi sono compiaciuto, nella considerazione che la sintonia che istintivamente cerchiamo è sempre, per così dire, in diligente ed amorevole attesa di compimento.
Si tratti di rapporti tra vivi o di rapporti con energie che hanno valicato il confine della materia e  solo diversamente si relazionano con noi. Dipende poi soltanto, da ognuno di noi, consentire a questa energia di confondersi con la nostra e diventare unità, restando al contempo individualità.
Domani, ineluttabile come solo in Natura accade, festeggeremo l’equinozio di primavera: sarà un po’ più speciale di altri per me, come speciale era quel panorama in quel tempo, con quel  me stesso che  ero e  che rappresentava conseguenza e sintesi di quel che ero stato fino ad allora e in quei luoghi. E, insieme, preludio a quello che sono e in questi luoghi  del tempo corrente.
Così funziona.
Ed è anche una domanda…” 

( da “Racconti” rs)