sabato 20 maggio 2017

AMICA INNOMINATA

La vidi subito, appena giunto all'interno del Circolo Culturale.
Stava conversando probabilmente con un amico di vecchia data, seduta sul bordo di uno sgabello quasi al centro del locale.
Indossava un vestito nero senza maniche, con una generosa scollatura e corto poco sopra le ginocchia, scarpe nere con tacco alto.
Le gambe nude e il contrasto del colore del vestito mettevano in risalto la sua pelle bianca che mi attraeva non meno del suo seno contenuto ed elegante , come era lei del resto, elegante e insieme semplice, di quella semplicità che il senso di dignità ed un sano orgoglio esaltano e rendono regale la persona.
Si accorse del mio arrivo ma fece finta di nulla e continuò in quella conversazione anche quando le passai vicino e guardai altrove, proprio per ricambiare il suo atteggiamento.
Lontano dall'infastidirmi, quel suo apparente ignorarmi mi riportava ai passati cenni di intesa affettuosa e pur sempre rispettosa che ci eravamo scambiati in altre occasioni, fin dai tempi degli occasionali incontri durante le estati ormai lontane nel villaggio in riva al mare accogliente di Sardegna.
Mi guardavo intorno e mi sentivo bene in quella atmosfera di ricorrenza e di festa.
Fu poi lei a venirmi incontro con il sorriso della spensieratezza nel salutarmi.
Per quel poco che la conoscevo, quando si lasciava andare all'essere se stessa, fuori da ogni comportamento controllato e misurato che il suo ruolo imponeva, sapeva essere così accogliente e ricolma di quella tenerezza e di quelle attenzioni che mi riempivano il cuore.
Ci fermammo a parlare per qualche minuto.
Le conversazioni con lei non erano mai banali, sempre orientate alla positività, spesso nella ricerca di un tentativo di conoscerci più approfonditamente, quasi per trovare un punto di contatto, forse anche antico, come di qualcuno che si è sfiorato, un giorno lontano ed obliato, ed oggi si ritrova, su altri territori e in condizioni così diverse come erano le nostre rispettive.
In fondo eravamo simili, seppure così diversi, ed era questo che stabiliva quella attrazione spontanea e genuina e, in un certo senso, perfino ingenua.
Mi chiese se l'avessi potuta riaccompagnare a casa. Abitavamo abbastanza vicini a quel tempo ma anche fossi stato lontano mille chilometri da casa sua avrei accolto con lo stesso slancio la sua richiesta. In fondo le volevo bene e poter esserle utile mi dava gioia.
Era ormai notte, la serata volgeva al termine, ci preparammo.
L'autostrada era quasi deserta.
Incominciammo a parlare della serata, dei suoi progetti, di lei moglie e madre, giovane donna dedita alla cura dei figli e della casa e dei suoi interessi personali.
Ascoltavo con attenzione e coinvolgimento e mi raccontavo anch'io.
C'era questa atmosfera di intimità, da vecchi amici appunto, e di serenità e di quiete che ancora oggi ho ben vive nel ricordo.
Fermai la macchina davanti al cancello di casa sua e scesi per salutarla.
Una stretta di mano, stridente saluto forse per chi,come noi,si era ritrovato così vicino nella interiorità.
Ancora oggi, quando ripenso a lei, mi dico che mi sarebbe davvero piaciuto poter costruire e vivere un bell'amore.
Grazie a te amica mia innominata, presenza radicata nel mio cuore e nel ricordo vivo e presente di te.

da "Racconti"

https://youtu.be/fwjX-m4LkYk?list=PLB357066B7AF47830






Nessun commento:

Posta un commento

Riproduzione vietata ai sensi legge 633 del 22/4/1941