sabato 13 giugno 2020




Sei venuta a cogliermi

Sei venuta a cogliermi
Sul ramo più alto
Di questa pianta che ha nome
Solitudine
Cresciuta nel giardino incantato
Di questo pianeta vociante
Che insiste nel suo viaggio
Incurante e assorto
Nei mille e mille pensieri
Dei propri egoismi.

Ho affondato io stesso radici
Nella terra dell'origine
E di tempo in tempo
Di ramo in ramo
Mi sono confuso
Tra le foglie delle estati roventi.
E ho dormito sonni agitati
Negli inverni dell'attesa
Quando le notti si facevano
Lunghe e gelide e silenziose
E intorno
tutto ed ogni cosa sembrava
Sfumare
Dentro alla nebbia mattutina
Che un sole appena tiepido
Riusciva a stento a far evaporare.

Ti osservavo impaziente
Mentre ti facevi strada
Tra i rami robusti
E qualche nido di merlo
E ti arrampicavi
Con coraggio e cautela
Con le braccia protese
E le gambe possenti a trovare appoggi
Solidi
tra le pieghe marcate
Del divenire.

Ora sento il calore
Inconfondibile
Della tua mano che mi sfiora
Benevola e amorevole
E mi invita al banchetto nuziale
Nel tempo della fine
E dell'inizio
Della partenza
E del ritorno

Eccomi
Sono qui
Ti ho aspettata nella infinità
di tempo e di spazio
Ora davvero succoso e dolcissimo
E profumato frutto
Sul finire del ramo più alto
Tra le foglie più ondeggianti
Alla calda brezza della sera
Di questo infuocato
E rassicurante tramonto.

Eccomi dunque
Amica mia
Mia amata
Mia sposa
Che hai nome
Tenerezza.






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